Biografia

Italo Adolfo Luigi (Italo) Guacci nasce a Genova il 22/08/1929 da genitori leccesi. La madre è imparentata con una famiglia di tradizioni marinare: gli Acquarone che, originari di Porto Maurizio, vivono a Genova; la vicinanza e la continua frequentazione con loro sarà determinante nella formazione di Italo che si sentirà sempre profondamente ligure, anzi genovese. Questo nonostante i trasferimenti della sua famiglia, per necessità di lavoro del padre, prima a Brindisi poi a Milano. Intanto la sua famiglia si è allargata con la nascita di un fratello e di una sorella, mentre lo scoppio della seconda guerra mondiale impone ulteriori trasferimenti per sottrarsi ai bombardamenti delle città, ciò non evita che durante uno di questi, a Brindisi, rimanga con i suoi sotto le macerie della casa e tutti vengano fortuosamente salvati dai soccorritori. L'ultimo sfollamento tra i monti del bergamasco coincide con la divisione dell'Italia in due e con la lotta partigiana alla quale Italo, pur giovanissimo, collabora.
Il continuo cambio di residenze in tutto il periodo della sua adolescenza fa si che sia anche un continuo cambio delle scuole che deve frequentare, arrivando a fare in tre istituti diversi i tre trimestri del terzo ginnasio; si, del terzo ginnasio, perchè la riforma che istituiva la scuola media unificata viene successivamente, cosicchè Italo segue il corso degli studi classici completo: dal primo ginnasio al terzo liceo.
Questo soffermarsi sull'adolescenza di Italo ha una precisa ragione d'essere: la formazione della sua personalità. I continui spostamenti gli fanno conoscere la realtà e le consuetudini di vita tanto diversa tra regione e regione d'Italia; il doversi confrontare, poco più che bambino, con la durissima realtà della guerra, il dover via via cambiare amici, compagni di scuola, addirittura abitudini di vita in periodi di tempo tanto ristretti, la dimostrazione della precarietà dell'esistenza per cui un attimo di esitazione fa la differenza tra la vita e la morte, profondamente incidono nel suo carattere. Se il "Carpe diem" di Orazio diviene il suo motto, nello stesso tempo la decisione di forgiare il suo destino giorno dopo giorno, divine la sua regola di vita: al "Carpe diem" unisce l'"Unusquisque faber est fortunae suae".
La caducità di un dittatore passato dalle folle osannanti al cadavere appeso al traliccio in piazzale Loreto gli dimostrano infine come i valori della vita debbano essere non quelli materiali, facilmente persi, ma quelli dello spirito che, una volta comunicati e condivisi, durano per sempre. Ecco il perchè della sua pittura: è soprattutto la volontà di trasmettere il suo pensiero, il suo sentire, la sua esperienza di vita al prossimo.
Cos'altro dire di lui? Solo qualche breve cenno: finiti gli studi classici frequenta prima il politecnico di Milano, si laurea poi in medicina spaziando nei vari campi della stessa, studia psicologia avendo come maestro Cesare Musatti. Si sposa una prima ed una seconda volta; dal primo matrimonio ha una figlia della quale è orgogliosissimo sostenendo sia la cosa migliore che sia mai capitata; nel secondo trova una pace che lo mette finalmente tranquillo.
Il periodo di massima attività come pittore coincide con gli anni tra il 1960 ed il 1980, guarda caso il periodo durante il quale in Italia accadono eventi terribili quali non si erano più visti dalla fine della guerra: traetene Voi le conclusioni...
Attualmente vive qualche mese all'anno nel pieno respiro della cultura tradizionalmente viva in quel di Lecce. La maggior parte dell'anno la trascorre però vicino al mare, all'estrema punta del Salento, in una casa bianca immersa nella macchia mediterranea, tra mandorli, ulivi, pini e mirto. Vicino a Capo Meliso, ove il Faro ancor oggi trafigge il buio con la sua rotante lancia bianca ad avvisar naviganti e viandanti che quella è la Terra dei Messapi, culla di tradizioni e culture millenarie.
Lance di luce nella notte,  lance come quelle in alcuni suoi quadri che partendo da un Punto si irradiano precise e diritte attraversando l'intera tela a catturar lo sguardo.